venerdì 25 febbraio 2011

Per un bacio

PREMESSA:
Questo racconto l'ho svolto per un esame sostenuto in università che doveva ispirarsi alla "New Italian Epic"
ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale.
Racconto si di fantasia ma che purtroppo ogni giorno si svolge realmente





La sveglia suona, non ho dormito per tutta la notte aspettando impazientemente la giornata di oggi. Fuori c'è un cielo chiaro anche se offuscato da una leggera foschia che però fa trasparire quella giornata primaverile che aspettavo da tempo, una giornata importante.
Mi faccio la doccia, l'acqua scorre sul mio corpo velocemente, mi insapono e sento quella schiuma profumata che mi accarezza dolcemente tutto il corpo emanando nell'aria quell'aroma forte e dolce, "Spero si accorga che ho usato il bagno-schiuma che mi ha regalato" penso mentre mi asciugo e mi passo velocemente il pettine tra i capelli cercando di dargli una piega alquanto meno decente mentre mi asciugo col fon. Infilo il mio jeans e la mia maglia bianca preferita che a parer mio mette in risalto il mio corpo, che tutto sommanti non è male. Passo in cucina da mia madre che mi ha preparato la sua abitudinaria colazione, "Oggi sono fuori" le dico mentre addento la fetta biscottata ricoperta di marmellata "Certo, non rincasare troppo tardi mi raccomando".
Esco e lancio il motorino sulla strada che ormai ho imparato a memoria, ormai sono diverse settimane che la percorro per lo stesso motivo che mi mette sempre un po' di emozione e frenesia. Parcheggio e mi dirigo a passi svelti e veloci verso il centro del parco. Osservo quei vecchietti seduti sulla panchina che scrutano i passanti con occhi sempre curiosi, i bambini giocano nel parco giochi e ricordo come anche a me piacesse trascorrere il mio tempo sull'altalena, i cani continuano ad abbaiare e la fontana al centro della piazza spruzza acqua cristallina. Mi siedo e aspetto, DIN DIN. Leggo il messaggio "Dove sei?" "Sono qui, mi trovi sulla panchina sotto l'albero più grande" e con entusiasmo invio il messaggio. Vedo vicino a me una coppia che si scambia teneri baci e carezze e provo un po' d invidia "Noi non ci siamo mai baciati e non so nemmeno se questo accadrà mai, mentre loro chissà da quanto tempo lo fanno e senza che nessuno gli dica niente" distolgo lo sguardo vergognandomi del pensiero che ho fatto, in fondo mi hanno sempre insegnato che non si deve essere gelosi delle cose che hanno gli altri. Alzo lo sguardo e vedo che si dirige verso di me, con il suo passo marcato e deciso, la sa maglia nera e i suoi pantaloni scuri che sottolineano la sua mascolinità, ogni volta che lo vedo mi meraviglio di lui, è davvero un bellissimo ragazzo ed io penso di essere la persona più fortunata del modo a poterlo frequentare.
"Ciao Marco" gli dico e lui mi sorride ricambiano in questo modo il mio gesto "come stai?" "Ora decisamente meglio di prima" io impazzisco, non riesco mai a capacitarmi di quale principe azzurro mi sia capitato di incontrare "Pensavo di fare due compere" mi dice e così mi alzo da quella panchina. Arrivati a quel centro commerciale che in fondo non è così bello e spazioso, ci dirigiamo verso il negozio di scarpe. La gente ci osserva, specie le anziane e quegli uomini bruttissimi, che non avranno mai visto una donna e non vedranno mai in tutta la loro, curiosi e a volte anche disgustati, ma che avranno da guardare? Lo so, non sono l'ottava meraviglia del mondo ma c'è proprio bisogno di farmelo capire così? Oppure è per via del fatto che sono per mano ad un ragazzo troppo bello per me che sottolinea la mia bruttezza? Mi sento stringere alla vita e una voce calda e dolce che mi sussurra "Ignorali, non sanno quanto ridicoli siano loro" e così dicendo scoppio a ridere.
Il negozio è pieno di gente, come al solito, e quelle commesse, tutte uguali tra di loro, scelte secondo me con il giudizio che si scelgono le divise, tutte uguali, senza un minimo di personalità, hanno stampato sulla faccia , piena di trucco come se fossero state tutte pitturate, che di lavorare non hanno proprio voglia, come se fosse una novità. Una di loro mi si avvicina e mi chiede "posso aiutarvi?" e dopo avergli richiesto le scarpe ci fa strada. Mi guardo attorno, possibile che le donne possano avere migliaia di scarpe ed invece un uomo no? Non penso sia molto giusto. Marco si prova le scarpe da ginnastica, nere con una fantasia bianca sui lati e dei lacci troppo corti perché possano essere legate " Non è la mia misura" mi dice e si avvia a cercarne un altro paio, la commessa mi si avvicina "Lei e il suo ragazzo formate davvero una bellissima coppia" mi dice sorridendomi, "Grazie" rispondo balbettando. Com'è possibile? E' la prima volta che qualcuno mi dice una cosa del genere, non ci posso credere ma non posso negare che mi faccia piacere "Se avete ancor bisogno io sono qui nei paraggi" e così dicendo se ne va. I miei occhi solo ora notano quanto in realtà sia carina anche lei e che in fondo la personalità ce l'hanno anche queste donne. Marco torna, le scarpe le ha trovate e appena finite di pagare usciamo dirigendoci in altri negozi sempre mano nella mano. Ora gli sguardi incuriositi dei passanti li evito a testa alta, ora sò che non potranno mai vedere l'amore che c'è tra di noi. La giornata trascorre troppo velocemente, il pranzo è un semplice panino addentato velocemente per non perdere troppo tempo e stare assieme. Nel pomeriggio ripercorriamo il parco, ora i bambini sono di più e li sento litigare in modo che mi creano un po' di divertimento, come' era semplice a quei tempi chiedersi scusa dopo aver litigato per un turno non rispettato e un'altalena rubata. Ci sediamo e parliamo un po' mentre gli anziani e quelle famigliole giunte al parco per rilassarsi un po' dalla città e dai problemi quotidiani ci passano accanto a volte senza degnarci, fortunatamente, di uno sguardo. "E' stata una bellissima giornata, mi spiace che ora io debba andare" dico un po' triste " No dai rimani ancora un po' " mi dice lui con quello sguardo pieno di dolcezza "No Marco, scusami devo proprio andare" "Guarda là" mi dice lui incurante della mia affermazione, davanti a noi una coppia di anziani, cammina lungo il viale in fiore tenendosi per mano "Io voglio continuare a vivere ed arrivare alla loro età con te" Ora si che il mio cuore batte fortissimo, posso sentirlo pulsare nel petto impazzito ed un brivido piacevole mi percorre la schiena provocandomi una leggera pelle d'oca, mi volto verso Marco "Io ti amo tantissimo" e così dicendomi posa le sue labbra sulle mie. Posso sentirle calde e morbide, la sua mano che mi afferra la nuca e mi passa le dita fra i capelli tirandomi a lui. Chiudi gli occhi abbandonandomi alla dolcezza del momento, il viale ora è libero e nessuno ci vede. Marco è passionale e io vorrei che non smettesse mai di baciarmi. Quando il bacio si interrompe non riesco ancora a crederci, Marco mi guarda con occhi da cerbiatto sognanti "Ti amo davvero Luca" mi dice.
"FROCI" ci giriamo ed ecco quattro ragazzi che ci guardano ridendo. Ci alziamo velocemente e cerchiamo di andarcene ma i quattro si parano contro di noi, continuando ad insultarci. Il viale ora è davvero deserto eccetto noi e questi ragazzi che non hanno la benché minima intenzione di lasciarci andare, continuano a prenderci in giro e a ridere di noi, uno mi sputa in faccia "FINOCCHIO, dovete morire tutti". Ed è questione di pochi secondi, Marco gli si avventa contro scaraventandolo a terra ma subito gli altri due gli si avverano contro con calci mentre il quarto estrae un coltellino svizzero puntandomelo alla gola "prova a gridare e ti uccido". Il terzo si rialza ed inizia a colpire Marco anche lui che ora vedo a terra che cerca di ripararsi dai colpi che gli vengono inferti. Pugni, sberle sulla nuca e calci gli stanno facendo perder molto sangue lo vedo "FERMI" una voce in lontananza sembra la nostra salvezza un uomo corre verso di noi ed impauriti i quattro scappano. Marco giace a terra in una pozza di sangue, è ancora vivo. Ora vedo che le ferite sono profonde ed i lividi sono moltissimi. Mi tolgo la maglia e gliela premo contro la ferita più grave, in pochi secondi il bianco della stoffa diventa di un rosso acceso che mi macchia la mano. L' uomo ha chiamato l'ambulanza ed ora grida aiuto, cosa che io non riesco a fare, le lacrime mi rigano le guance e mi annebbiano la vista "Marco ti prego " riesco solo a dire tra i singhiozzi, ormai la maglia è imbevuta di sangue e i miei jeans stanno raccogliendo quello che scorre per terra. Passano diversi minuti, forse quindici ma a me pare siano secoli, Marco è immobile a stento respira ora. L'ambulanza arriva e i medici capiscono subito la gravità, lo leggo sui loro volti, lo caricano in barella e mi fanno salire con lui, provano a parlarmi ma l'unica cosa che riesco a fare e tenere la mano di Marco piangendo. All'ospedale Marco è trascinato via ed io vengo fatto sedere mentre mi offrono qualcosa da bere, ma non riesco a mandare in gola. Mia madre ormai è arrivata, non so chi l'ha avvertita ma poco mi importa, ora voglio sapere di Marco. "Ma dove sei stato? Perché sei stato tanto sconsiderato? Potevi essere tu al posto suo" Mi alzo e corro verso la stanza dove ho visto che hanno portato il ragazzo che io amo e che ho visto aggredire davanti ai miei occhi per colpa mia "Ma com'è possibile che nessuno sia intervenuto o ci abbia aiutato anche se quell'uomo continuava a chiedere aiuto, com'è possibile che la gente se ne sa fottuta così altamente della situazione e nessuno abbia fatto nulla? Perché nessuno ci ha aiutati ma anzi ci hanno osservati come se fossimo un fenomeno da baraccone? Ma sopratutto perché alcuni non si sono nemmeno fermato come se nulla fosse? Odio quelle persone di merda ed odio quegli stronzi che hanno percosso un ragazzo indifeso." Mi ritrovo dietro il vetro della porta della sua stanza e osservo l'interno. Il corpo di Marco è immobile, fermo, cercano di rianimarlo. Stringo nelle mani ancora quella maglia sporca di sangue, sangue ormai rappreso, come le ferite nel mio cuore, sangue di un innocente, sangue di un giovane che è stato aggredito e nessuno ha aiutato, sangue di un ragazzo che ha osato amare.




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